Perché l'ansia?
L’ansia è una reazione innata e fisiologica che l’organismo mette in atto di fronte a situazioni di minaccia o pericolo. E’ una reazione fondamentale in quanto ha permesso la sopravvivenza della specie. Questa comprende l’attivazione contemporanea e immediata di diverse funzioni vegetative: accelerazione del battito cardiaco, aumento del ritmo del respiro e conseguente aumento dell’ossigenazione dei vari tessuti e organi, trasferimento del sangue ai muscoli che diventano tesi e scattanti, aumento dell’attenzione e della vigilanza. Tutto ciò è parte di quella che viene chiamata risposta di “attacco-fuga”. Questa risposta è finalizzata alla rapida risoluzione della situazione di pericolo attraverso la “fuga” dalla minaccia o, quando la fuga risulta impossibile, mediante “l’attacco” della fonte di pericolo.
Questa reazione è utile quando ci troviamo di fronte ad un pericolo reale che minaccia la nostra sopravvivenza, diventa invece problematica quando è prolungata, si attiva troppo facilmente o in mancanza di una reale minaccia per la nostra sopravvivenza.
Diverse situazioni della vita di tutti i giorni possono attivare la reazione di attacco-fuga, situazioni interpersonali, prestazionali, lavorative come se avessimo di fronte una minaccia che mette in pericolo la nostra sopravvivenza.
Un po’ di ansia è normale e può aumentare le nostre prestazioni in situazioni sospette (camminare da soli la notte) o in situazioni importanti in cui è richiesta una prestazione. E’ stato infatti dimostrato da Yerkes e Dodson che alla presenza di livelli molto bassi di ansia anche la performance è bassa; all’aumentare dell’ansia aumenta anche la performance (Fig. 1), fino ad un punto in cui, mentre l’ansia continua a salire la performance comincia a diminuire.
Fig. 1: Adattamento grafico del rapporto tra ansia e prestazione indicato da Yerkes e Dodson (1908)
Per intenderci il livello di ansia ottimale per la performance è quello che normalmente viene sperimentato prima di un esame o un importante colloquio di lavoro: è fisologica, si risolve in tempo breve e ci permette una prestazione ottimale. Il problema subentra dunque quando l’ansia aumenta troppo.
La linea invisibile che separa l’ansia fisiologica dall’ansia patologica è molto sottile e può, per individui diversi, variare nel corso della vita.
In definitiva però possiamo dire che l’ansia diventa patologica quando immotivata e viene attivata in previsioni di ipotetiche situazioni di pericolo con una bassa probabilità di accadimento. L’ansia può diventare un problema quando inizia a limitare la nostra vita e le nostre azioni quotidiane e quando il tempo speso a sentirsi in ansia è maggiore di quello speso a gustarci la vita.
Yerkes, R. M., & Dodson, J. D. (1908). The relation of strength of stimulus to rapidity of habit‐formation. Journal of comparative neurology and psychology, 18(5), 459-482.